Introduzione al Programma di studi sul genocidio in Cambogia, Università di Yale

Il genocidio avvenuto in Cambogia tra il 1975 ed il 1979 è, con il suo bilancio di circa 1.700.000 vittime, pari al 21% della popolazione locale, una delle tragedie umane più gravi dello scorso secolo. Analogamente all’Impero ottomano durante il genocidio armeno, all’Unione Sovietica sotto Stalin, alla Germania nazista all’epoca dell’Olocausto e, più recentemente, a Timor Est, Guatemala, ex Iugoslavia e Ruanda, il regime dei Khmer Rossi guidato da Pol Pot univa odi etnici ad un’ideologia estremista e ad una totale mancanza di rispetto per la vita umana in misura tale da condurre a repressioni, miseria e omicidi su larga scala. Nel marzo 2003 le Nazioni Unite hanno concluso un accordo con la Cambogia per l’istituzione di tribunale che processi gli esponenti sopravvissuti dei Khmer Rossi. Alla data del novembre 2007 il Tribunale delle Nazioni Unite per la Cambogia, sito a Phnom Penh, aveva formalmente accusato e sottoposto a detenzione quattro persone.

Nel dicembre 1994 il Programma di studi sul genocidio in Cambogia (PGC) presso l’Università di Yale ha ottenuto una sovvenzione iniziale di 499.000 dollari dall’Ufficio per indagini sul genocidio in Cambogia, Divisione dell’Asia orientale e del Pacifico, Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Nel biennio 1995-96 i Governi di Australia e Paesi Bassi e la Fondazione Henry Luce hanno fornito i fondi mancanti. Nel 1997 l’Ufficio per la democrazia, i diritti umani e il lavoro del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha finanziato il PGC con un milione di dollari, cui nel 1999 sono stati aggiunti altri 150.000 dollari.

Nel gennaio 1995 il PGC ha istituito il Centro di documentazione sulla Cambogia a Phnom Penh (DC-Cam), iniziando immediatamente l’opera di raccolta di dati sulle uccisioni di massa avvenute nella Kampuchea Democratica tra il 1975 e il 1979, durante il regime di Pol Pot. Oltre ad offrire supporto e formazione al personale cambogiano del Centro di documentazione, il PGC provvede a:

  1. raccogliere, studiare e conservare ogni informazione ancora esistente su quel periodo della storia cambogiana;
  2. rendere dette informazioni disponibili a qualsiasi corte o tribunale che voglia incriminare e processare i soggetti sospettati di aver commesso genocidio e i criminali di guerra ancora in vita;
  3. contribuire allo sviluppo di una comprensione critica ed analitica del genocidio, tale da offrire un valido contributo ad un’opera di prevenzione della violenza politica ed etnica contro i popoli, in qualsiasi parte del mondo essa avvenga.

Negli ultimi tredici anni il Programma di studi sul genocidio in Cambogia ha raggiunto tali obiettivi attraverso un’ampia tipologia di attività, le quali rientrano nelle quattro categorie della documentazione, conservazione, ricerca e formazione.

A Phnom Penh nel 1996, per esempio, il PGC ha ottenuto l’accesso all’archivio di100.000 pagine della Santebal, la polizia di sicurezza del regime dei Khmer Rossi. Tale materiale è stato riprodotto in microfilm dalla Biblioteca Sterling dell’Università di Yale e reso quindi disponibile alla consultazione di studiosi in ogni parte del mondo. Dall’inizio della sua attività al 2007 il PGC ha pubblicato 22.000 testimonianze biografiche e bibliografiche e oltre 6.000 fotografie, insieme a documenti, traduzioni, mappe e ad un considerevole numero di libri del PGC e a dieci monografie sul genocidio. Una menzione a parte merita il nuovo ed interattivo Cambodian Geographic Database, CGEO, ove sono tra l’altro reperibili dati su: 13.000 villaggi cambogiani; 115.000 luoghi bombardati dagli Stati Uniti nel corso di 231.000 attacchi aerei tra il 1965 ed il 1975, durante i quali vennero sganciati 2,75 milioni di tonnellate di munizioni; 158 prigioni operative sotto il regime di Pol Pot nel periodo compreso tra il1975 e il1979; 309 fosse comuni, con un totale stimato di 19.000 tombe; 76 monumenti commemorativi alle vittime dei Khmer Rossi, innalzati dopo il 1979.

Il Programma di studi sul genocidio in Cambogia ha iniziato la sua opera nel 1994, momento propizio nel panorama politico cambogiano, giacché diversi ostacoli posti precedentemente allo studio del genocidio erano stati rimossi. Dopo la fine della Guerra Fredda gli Stati Uniti posero fine all’embargo diplomatico e politico nei confronti della Cambogia, dando il via libera all’entrata nel Paese di idee, informazioni e merci provenienti dall’estero. La missione delle Nazioni Unite incaricata di supervisionare il corretto svolgimento delle elezioni politiche in Cambogia nel 1993 portò all’isolamento politico e alla dichiarazione di illegalità dei Khmer Rossi, i quali erano ancora armati, attivi e, a parere di alcuni, un partito politico credibile. Solo nel 1994 il Congresso degli Stati Uniti approvò il Cambodian Genocide Justice Act, con cui il governo Americano si impegnava a garantire giustizia alle vittime del genocidio. Grazie alla presa di posizione del Governo della Cambogia, per la prima volta concorde con l’opinione pubblica internazionale nel riconoscere il genocidio, il Programma di studi sul genocidio in Cambogia ha ricevuto ampio e frequente sostegno sia in Cambogia che fuori dai suoi confini.

Nel 1997 il governo della Cambogia ha richiesto assistenza legale alle Nazioni Unite per processare i crimini commessi negli anni dei Khmer Rossi. L’anno seguente il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha dato vita al Gruppo di esperti sulla Cambogia, il quale propose nel 1999 l’istituzione di un tribunale internazionale incaricato di giudicare sul genocidio e gli altri crimini commessi dai Khmer Rossi. Dopo diversi anni di trattative con la Cambogia relative alla natura di tale corte, le Nazioni Unite si ritirarono dal progetto nel febbraio 2002 per ribadire successivamente, con una risoluzione della Terza Commissione delle Nazioni Unite nel novembre 2002, la volontà di parteciparvi.

Grazie al frutto di un quarto di secolo di accurati studi e ad un momento favorevole nella situazione politica sia cambogiana che a livello internazionale, il Programma di studi sul genocidio ha integrato un’ampia gamma di fonti allo scopo di gettare nuova luce sul contesto politico e sociale in cui trovó la morte circa un quinto della popolazione cambogiana. Il dettagliato quadro che ne emerge non è solo esaustivo e ampiamente provato ma anche accessibile a livello internazionale per chiunque vi sia interessato, cambogiani, studiosi stranieri, giuristi e giudici; in particolare, il Cambodian Genocide Database include circa 28.000 testimonianze individuali.

Il Centro di documentazione sulla Cambogia, fondato dal PGC tra il 1995 e il 2001 ed oggi ente indipendente, ha non solo colmato il vuoto nelle risorse disponibili sul genocidio in Cambogia ma offrirà un interessante modello per futuri studi sul genocidio. Non da ultimo, il PGC è stato di grande aiuto al Gruppo di esperti delle Nazioni Unite, così come al Tribunale misto delle Nazioni Unite per la Cambogia. Nel biennio compreso tra il 23 ottobre 2005 e il 21 ottobre 2007 il sito internet del PGC è stato visitato 1.080.679 volte, con una media di oltre 10.000 visite a settimana.

I potenti mezzi assemblati dal PGC nell’interesse della giustizia e della documentazione, sia in Cambogia che nel resto del mondo, rappresentano una combinazione senza precedenti di ricerca dottrinale, tecnologia d’avanguardia, documentazione ed attività di natura legale, tale da costituire uno strumento legale internazionale prezioso per la comprensione di una delle peggiori sciagure umane del XX secolo.

Il Programma di studi sul genocidio (www.gsp.yale.edu/case-studies/cambodian-genocide), fondato nel gennaio 1998 al Centro MacMillan per studi internazionali e regionali presso l’Università di Yale, si avvale dell’esperienza del PGC e conduce ricerche e studi interdisciplinari e raccolta di dati su altre tragedie moderne, dall’Olocausto al Ruanda a Timor Est, assistendo inoltre, qualora ne sia il caso, le vittime in cerca di giustizia.